Marketing tribale: cosa è come funziona? Alcuni esempi
Con il cosiddetto “tribal marketing”, insomma, si cerca di far leva sul fattore psicologico ben più che sulle funzionalità e sulle caratteristiche di un prodotto. Chiaramente, questa branca del marketing si rivela particolarmente efficace quando i prodotti o i servizi hanno una dimensione simbolica o culturale: il cliente, alla ricerca di un sentimento di appartenenza, finisce per identificarsi in essi, portando a termine molto più di un semplice acquisto.
Cosa è il marketing tribale: caratteristiche e peculiarità
Abbiamo visto come il tribal marketing sia finalizzato alla creazione di un’identità collettiva. I consumatori devono avere la possibilità di riconoscersi in questa identità, di potersi sentire parte di un gruppo, di una “società” che condivide una determinata visione o stile di vita. Il legame che si viene a creare con il brand, dunque, è tutt’altro che razionale: presuppone una connessione emotiva, un’unione profonda sul piano personale e sociale.
Facendosi portavoce di questo senso di appartenenza e di lealtà, i clienti diventano i primi ambassador del marchio: partecipano ad eventi e attività organizzate, sviluppano una lealtà incondizionata verso i prodotti, ne parlano con amici e parenti. È proprio questo passaparola spontaneo uno dei pilastri del marketing tribale: i membri della tribù tendono a operare un’autentica promozione organica, che si rivela molto potente poiché percepita come genuina. Gli stessi consumatori partecipano attivamente alla creazione di contenuti sui social media, in modo da veicolare il marchio e farlo conoscere. Esperienze d’acquisto o di consumo si trasformano in momenti di condivisione sociale, che rafforzano il senso di identificazione verso il gruppo.
Come funziona il marketing tribale
Una strategia di marketing tribale richiede una certa attenzione verso interessi, valori e stili di vita condivisi dai consumatori. L’obiettivo è creare delle nicchie: piccole, ma altamente fedeli cerchie di clienti accomunate dal forte senso di appartenenza. Nel creare questa identità comune, la narrazione e i valori del brand giocano un ruolo chiave: lo storytelling deve collimare con i membri della tribù, rafforzando i loro valori e ideali. Non è necessario, dunque, segmentare il mercato sulla base delle tradizionali caratteristiche demografiche o economiche: il focus principale è orientato sulla condivisione tra i membri della tribù.
Questi ultimi non sono semplici consumatori passivi, ma partecipano attivamente alla creazione di valore per il brand, attraverso idee, recensioni oppure personalizzando i prodotti secondo le proprie esigenze. Un esempio emblematico di quest’ultimo concetto è la piattaforma “Nike By You” lanciata dal colosso sportivo americano: qui la clientela più affezionata ha la possibilità di personalizzare scarpe e abbigliamento, scegliendo colori, materiali e design in base alle proprie preferenze. In questo modo si va oltre il mero acquisto di un paio di scarpe: si viene a creare un qualcosa di intimo e individuale, mettendo la propria firma indelebile sul prodotto.
Esempi di marketing tribale
Tra le case history virtuose di marketing tribale abbiamo già citato Nike: la multinazionale a stelle e strisce, avvicinando individui con la passione comune per sport, salute e superamento dei propri limiti fisici, ha costruito un autentico collettivo di atleti. Questo esempio descrive perfettamente la capacità di un marchio di creare “micro-tribù” attorno a diversi sport: calcio, basket, running, skateboard e così via. Organizzando eventi sportivi, sponsorizzando atleti famosi e creando campagne motivazionali come “Just Do It”, Nike è fonte d’ispirazione per i consumatori di tutto il mondo, chiamati a sentirsi parte di una comunità sportiva. Allo stesso modo, gli utenti Apple hanno dato vita ad una delle tribù più potenti in circolazione: possedere un prodotto con la “mela morsicata” rappresenta un simbolo di creatività e innovazione, un vero e proprio status.
Anche Harley-Davidson rappresenta un modello iconico di tribal marketing: chi possiede una di queste motociclette non è un semplice centauro, ma un membro di una comunità. Queste persone condividono la passione per il viaggio, la libertà e l’avventura, partecipano ad eventi e raduni, collezionano accessori e merchandising. La tribù vanta una forte lealtà al brand, spianando la strada alla sua diffusione tramite il passaparola.