Marketing non convenzionale: cosa è ed esempi
Il concetto è chiaro: anziché promuovere un prodotto o servizio in modo diretto ci si avvale di modalità creative, finalizzate ad attrarre l’attenzione e a suscitare interazioni ed emozioni.
Questa branca del marketing si basa dunque sull’“effetto wow”, sull’interattività e sulla viralità, al fine di incentivare un rapporto più profondo con il pubblico. La sua efficacia ha reso il marketing non convenzionale una soluzione sempre più diffusa per i brand alla ricerca di un impatto duraturo, con una comunicazione sui generis e altamente coinvolgente.
Marketing non convenzionale: principali tipologie ed esempi
Una delle più note forme di marketing non convenzionale è il cosiddetto guerrilla marketing, che si avvale spesso di spazi pubblici per coinvolgere le persone in modo inatteso. Un esempio curioso è quello orchestrato da McDonald’s in diverse città del mondo, denominato “Pedestrian Crossing”: il colosso dei fast food ha fatto dipingere le strisce pedonali per farle somigliare alle sue patatine fritte, con tanto di iconico contenitore rosso ad imitare il classico packaging del marchio. Un’idea semplice ma geniale, che ha portato alla condivisione delle immagini delle “patatine pedonali” in rete e sui social, amplificando la visibilità della campagna.
Un altro approccio consiste nell’ambush marketing, o marketing d’assalto: una tecnica sfruttata per associarsi quasi abusivamente ad un evento o ad un’occasione pubblica, sfruttandone la visibilità senza avere lo status di sponsor ufficiale. Una vera e propria “incursione”, spesso non autorizzata e che non a caso può destare polemiche, ma che si rivela particolarmente efficace. Durante la finale dei Mondiali di calcio 2010, sponsorizzata ufficialmente da Coca-Cola, Pepsi fece indossare ad un gruppo di tifosi olandesi magliette con il suo logo ben in vista: questa trovata creò un effetto pubblicitario spontaneo che rimase impresso negli occhi di milioni di telespettatori in tutto il mondo.
Le aziende, poi, possono organizzare flash mob, ovvero performance improvvisate in luoghi pubblici, promuovere product placement inaspettati, facendo in modo che un prodotto appaia in modo naturale in contesti che catturano l’attenzione, o ancora veicolare contenuti da rendere virali in modo spontaneo sui social. Il viral marketing, in quest’ultimo caso, è un’evoluzione del passaparola e non può prescindere dai social network. Un esempio emblematico di questo fenomeno è l’Ice Bucket Challenge, spopolato nell’estate del 2014 e lanciato dalla ALS Association per sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo alla sclerosi laterale amiotrofica. La campagna si è diffusa in maniera capillare sui social, coinvolgendo personaggi famosi e protraendosi anche per diversi anni.
Vantaggi del marketing non convenzionale
Come possiamo intuire dagli esempi citati, il marketing non convenzionale offre diversi vantaggi specifici. Fattori come l’effetto sorpresa e la creatività lasciano un’impressione forte nel pubblico, rimanendo nell’immaginario collettivo più a lungo rispetto agli annunci canonici. Il legame emotivo con l’audience stimolata da queste campagne aumenta la possibilità che le persone si sentano più vicine al brand e più propense a diventare clienti, facendo leva su emozioni come sorpresa, curiosità, divertimento o empatia. Rispetto ai canali tradizionali, inoltre, i costi di un’iniziativa di marketing non convenzionale sono generalmente limitati: spesso a fare le fortune dei brand è proprio la condivisione spontanea degli utenti sui social.
In un mercato affollato, il marketing non convenzionale permette ad un brand di distinguersi, comunicando i propri valori in modo unico e originale e scavalcando la concorrenza. Le campagne non convenzionali, infine, possono rivelarsi più flessibili, adattandosi facilmente alle tendenze del momento o ad eventi imprevisti. Quest’ultimo aspetto le rende particolarmente efficaci in contesti in cui la tempestività è un fattore chiave per catturare l’interesse.