
Giocattoli in tribunale: storie di cause legali tra bambole, mattoncini e robot
Dietro a bambole, mattoncini colorati e robot si celano spesso storie di diritti d’autore, accuse di plagio, persino questioni di identità culturale.
Le vicende che andremo a raccontare ci ricordano che, per quanto simboli del gioco e dell’infanzia, i giocattoli racchiudono interessi enormi perché rappresentano un business spropositato. E così, tra una causa e l’altra, a litigare per contendersi l’oggetto del desiderio non sono più i bambini ma le multinazionali, tra avvocati e diritti registrati. Un gioco, insomma, fin troppo serio e ben lontano dalle scaramucce infantili. Andiamo dunque ad approfondire alcune delle storie più curiose e significative che hanno visto i giocattoli sul banco degli imputati nei tribunali.
Barbie contro Bratz: la guerra delle bambole
Una delle faide più emblematiche del mondo dei giocattoli è quella che ha visto coinvolte due icone come Barbie e le Bratz. Nei primi anni Duemila queste ultime divennero un fenomeno di culto grazie al loro stile urbano e spregiudicato, minacciando il monopolio delle più classiche Barbie. Mattel, casa madre di Barbie, trascinò in tribunale MGA Entertainment sostenendo che Carter Bryant, creatore delle Bratz, avesse concepito l’idea mentre lavorava ancora per la stessa Mattel.
L’epica battaglia legale durò diversi anni e non si è ancora conclusa del tutto. Nel 2008 la giustizia ha riconosciuto Bryant colpevole di aver creato la maggior parte dei modelli Bratz mentre era ancora assunto da Mattel. La sentenza ha disposto un risarcimento a Mattel da parte di MGA per violazione di copyright. Sul caso è stato anche scritto un libro, a cura del professor Orly Lobel, docente di diritto dell’Università di San Diego. Il saggio, pubblicato nel 2018, sviluppa le vicende legate alla creatrice di Barbie Ruth Handler, a Carter Bryant e, in generale, alla disputa tra le due aziende.
Cause legali tra giocattoli: Lego contro tutti
Tanto celebri quanto imitati a più riprese: i mattoncini Lego sono stati ripetutamente al centro di dispute legali. L’azienda danese ha cercato per decenni di proteggere il design dei suoi blocchi registrando il marchio. Un altro fronte di battaglia è stato quello contro i produttori di set compatibili o similari.
Tra le varie cause ricordiamo quella contro la canadese Mega Bloks: la Corte canadese Federale di Appello aveva dato ragione a quest’ultima, ma poi la Suprema Corte del Canada ha ribaltato il verdetto in favore di Lego. Il vero punto di svolta è coinciso con le partnership stipulate dai danesi con altri brand: le serie Lego Star Wars e Lego Harry Potter, ad esempio, hanno elevato il brand a qualcosa di molto più importante dei singoli mattoncini.
Transformers vs GoBots: una sfida tra robot trasformabili
Negli anni Ottanta, a caratterizzare il mercato dei giocattoli subentrò un nuovo trend: quello dei robot che si trasformavano in veicoli, animali o armi futuristiche. Tra questi spiccavano i Transformers, lanciati da Hasbro nel 1984, che però non furono i primi nel loro genere. Qualche mese addietro, ispirandosi ad una linea giapponese, la rivale Tonka aveva portato sul mercato americano i GoBots. La popolarità travolgente dei Transformers finì per oscurare i GoBots, con Tonka che accusò Hasbro di plagio mentre quest’ultima cercava in tutti i modi di offuscare i tentativi della concorrenza di emergere.
Tra frizioni legali e tentativi di sabotaggio alla fine a spuntarla fu Hasbro con un colpo di scena: inglobò direttamente Tonka, rilevandone la proprietà intellettuale e divenendo in un colpo solo proprietaria sia dei Transformers che dei GoBots. Con questa fusione i vincitori scrissero la storia e i vinti vennero quasi del tutto cancellati dalla memoria collettiva. Ciononostante, ancora oggi c’è chi colleziona i GoBots come cimeli: i proprietari di queste action figure sono testimoni di una battaglia perduta e finita ormai nel dimenticatoio.