
Geografia dei giocattoli da collezione: quali Paesi dominano davvero il mercato
Quello dei giocattoli è insomma un fenomeno internazionale a tutti gli effetti, al punto che si può parlare di una vera e propria “geografia” del settore legato alla collezione.
Questa mappa culturale ed economica appare in costante evoluzione: si muove tra poli storici come gli Stati Uniti e il Giappone, attraversa le catene di montaggio cinesi, si espande verso nuovi mercati emergenti. A prescindere da dove si trovi, ogni collezionista è parte integrante di una rete globale dove si intrecciano passato e presente, culture lontane e forme diverse di creatività, produzione industriale e passione artistica.
Geografia dei giocattoli da collezione: gli Usa come cuore pulsante della scena pop
Negli Stati Uniti il collezionismo di giocattoli ha radici profonde ed è strettamente legato alla cultura pop e al boom economico del secondo dopoguerra. È proprio in America che hanno sede brand storici come Hasbro, Mattel e Funko: quest’ultima, in particolare, negli ultimi anni ha scalato le gerarchie con le sue iconiche Pop! figures, diventate oggetti di culto in tutto il globo.
Possiamo dunque affermare che gli Usa non si limitano a produrre e vendere giocattoli, ma finiscono per trasformarli in vere e proprie icone. Basti pensare al collezionismo a tema cinema, fumetti e serie TV: Star Wars, G.I. Joe, He-Man e Transformers sono tutti marchi nati negli Stati Uniti e poi divenuti internazionali. Fiere come il San Diego Comic-Con fanno poi da casse di risonanza per il lancio di nuovi pezzi da collezione, tanto quanto per la celebrazione da parte del bacino d’utenza.
Tra Cina e Giappone: tradizione e artigianalità
Gran parte dei giocattoli da collezione venduti in Occidente, compresi i già citati Funko Pop!, le Barbie e i Transformers, vengono tuttora prodotti in fabbriche cinesi, soprattutto in regioni costiere come Guangdong. Nel settore dei giocattoli – e non solo – la Cina si è guadagnata con merito la fama di “fabbrica del mondo”: negli ultimi anni, però, anche il mercato interno ha cominciato a svilupparsi rapidamente.
Restando in Oriente, se l’America è l’industria della cultura pop, il Giappone ne è l’artista visionario: la tradizione dei giocattoli da collezione nel Paese del Sol Levante è raffinata, stratificata e molto legata al dettaglio e alla fattura artigianale. Qui nascono infatti action figure iperrealistiche, statuette anime di altissima qualità e tanto altro. Marchi come Bandai, Takara Tomy, Good Smile Company e Kaiyodo sono venerati dai collezionisti per la precisione tecnica e il design dei prodotti. In Giappone il collezionismo è un fenomeno trasversale, che interessa bambini e adulti, appassionati di manga, anime, mecha e amanti del folklore giapponese.
Europa e resto del mondo: tra nostalgia e artigianato
Dal canto suo, l’Europa ha chiaramente un ruolo più frammentato e meno dominante sul piano industriale ma contribuisce in termini culturali e storici. Il Regno Unito, ad esempio, ha visto nascere brand come Hornby, famosa per i trenini elettrici, Action Man e Corgi Toys. La Germania, patria della Playmobil e della storica Steiff, ha un approccio più artigianale e legato alla qualità dei materiali. In Francia, Italia e Spagna, invece, sopravvive un collezionismo più nostalgico: giocattoli vintage, robot giapponesi anni Ottanta, figurine Panini, peluche, oggetti legati all’infanzia.
La cultura collezionistica, infine, sta vedendo un ruolo emergente del Sud America: in Brasile, Messico e Argentina si assiste al rilancio di edizioni locali di giocattoli classici, come le versioni autoctone dei Masters of the Universe o dei Cavalieri dello Zodiaco. Anche in Medio Oriente l’interesse risulta in crescita, trainato da un aumento del potere d’acquisto e dalla diffusione globale dei contenuti tramite streaming e social media: i giocattoli da collezione si elevano così ad autentici simboli di status, identità e passione transnazionale.