Chi è Goldrake e com'è nato il suo personaggio: storia e curiosità
Le radiazioni di Vegatron hanno ferito Duke e distrutto quasi completamente la vita sul pianeta Fleed”: inizia così la storia di uno dei cartoni animati che hanno fatto la storia della TV, della musica e più in generale della cultura popolare di intere generazioni del nostro Paese. Goldrake infatti, più di tanti altri cartoni, è riuscito a diventare trasversale e innovativo - diventando riferimento per
L’arrivo in Italia: Goldrake è il primo cartone animato giapponese nel nostro Paese
L’arrivo in Italia dell’anime giapponese Atlas Ufo Robot, tratto dal manga omonimo di Go Nagai, risale al 4 aprile del 1978, con i primi episodi del cartone animato mandati in onda all’interno della trasmissione Buonasera con… condotta da Maria Giovanna Elmi. Piccoli e grandi si riuniscono di fronte alla televisione per godersi un appuntamento che in breve diventa un evento imperdibile che apre la strada ad altri fenomeni simili che arriveranno in seguito, come Mazigna e Jeeg Robot. Il cartone animato con Goldrake in Italia viene organizzato in tre blocchi tra il 1978 e il 1980. Registra ottimi ascolti fin dall’inizio e la gente comincia a parlarne e a renderlo un fenomeno.
La sigla di Goldrake e il successo di pubblico di due canzoni storiche
Uno dei motivi per cui tutti ricordano il cartone animato di Goldrake è dovuto ai due brani per certi versi indimenticabili, scritti entrambi nel 1978 da Luigi Albertelli su musica e arrangiamento di Vincenzo Tempera, Ares Tavolazzi e Massimo Luca. Il brano “Ufo Robot”, sigla di apertura degli episodi, ebbe un tale successo di pubblico da vendere oltre un milione di copie (sì, non c’è refuso), raggiungendo il quarto posto dei singoli più venduti nel 1978, mentre la sigla di chiusura “Goldrake” si piazzò al settimo. I due brani entrarono poi a far parte di un LP che conteneva altri 8 brani, alla cui realizzazione collaborò anche un giovane Fabio Concato (giusto per raccontare quale fosse l’attenzione e la cura del dettaglio con cui venivano fatte determinate produzioni). Lo scrittore Gianni Rodari fu un grande sostenitore di Goldrake: quando il cartone animato fu sotto attacco lui si trovò in prima linea per difenderlo affermando: “Cerchiamo di far parlare i bambini di questo Ercole moderno. Il vecchio Ercole era metà uomo e metà dio, questo in pratica è metà uomo e metà macchina spaziale, ma è lo stesso: ogni volta ha una grande impresa da affrontare, l’affronta e la supera. Cosa c’è di moralmente degenere rispetto ai miti di Ercole?”.
Qualcuno però non condivideva l'entusiasmo per il gigante di ferro giunto in Italia: "E io sono pronto ad andare in televisione per battere quei robot", recitava un articolo firmato da Dario Fo. La critica mossa a Goldrake si concentra su vari aspetti, a partire dalla divisione tra bene e male proposta dalla serie, troppo netta e semplicistica. "Goldrake ha tutte le carte in regola per affascinare il suo pubblico", riconosceva Dario Fo elencando i colori stupendi e le macchine fantasiose e infondo credibili, "ma il male è sempre orrido, laido, mostruoso e a un passo dalla vittoria finale". Al centro di Goldrake vivrebbe un solo sentimento, "l'odio per il nemico e la lotta tremenda senza esclusione di colpi". Goldrake, per Dario Fo, era il diretto erede di S. Giorgio, elogio di una casta di aristocratici illuminati: ieri i cavalieri, oggi i robottoni. "È il discendente di questa deteriore forma di spettacolarità teatrale delle parabole proprie del cattolicesimo feudale”. Alla fine si è capito che anche chi vince il Premio Nobel può avere torto.