
Chi crea davvero i giocattoli di oggi? I cambiamenti nell’industria
In passato, del resto, ogni giocattolo portava con sé un’impronta umana, un’imperfezione sintomo di autenticità. Gli avvenimenti storici, a partire dall’avvento della rivoluzione industriale, hanno contribuito ad un drastico cambiamento della situazione: le prime fabbriche meccanizzate hanno aperto le porte alla produzione in serie, fino all’introduzione della plastica nel secondo dopoguerra.
E così l’artigianato ha ceduto gradualmente il passo alla logica seriale, con alcuni cambiamenti per il consumo di massa: i giocattoli sono diventati più economici, accessibili e standardizzati che mai. Il vantaggio più importante dettato dalla modernità consiste nel passaggio da una produzione individuale e manuale ad una industriale e digitalizzata: oggi i giocattoli rappresentano l’esito dell’incontro tra uomo e macchina, tra creatività e automazione. La loro missione, tuttavia, resta la stessa: suscitare meraviglia in adulti e piccini.
I cambiamenti nell’industria dei giocattoli: la rivoluzione industriale
Come accennato, fino al 1700 il giocattolo era merce rara: con un po’ di fantasia un bastone poteva diventare una spada, un ciottolo un soldatino, delle vecchie pezze una sfera. Solo le famiglie nobili potevano permettersi piccoli oggetti di svago per i propri figli: cavallini a dondolo, bambole di porcellana, teatrini in miniatura venivano commissionati a ebanisti o ceramisti. Si trattava, chiaramente, di pezzi unici e cari, non alla portata di tutti. Con la rivoluzione industriale, però, il contesto umano e sociale è cambiato radicalmente: le fabbriche e le macchine hanno introdotto la produzione di oggetti in grandi quantità e a basso costo. Così, giocattoli fino ad allora rari sono diventati accessibili a un pubblico più vasto: la standardizzazione, un concetto del tutto nuovo per l’epoca, li ha resi replicabili, sostituibili, vendibili in blocco.
Complice il nuovo pensiero pedagogico, che delineava una visione diversa dell’infanzia, il gioco non era più mero svago ma strumento educativo. Nascevano i primi prodotti didattici: alfabetieri, puzzle in legno, giochi di costruzione ispirati alle scienze naturali. Nel Diciannovesimo secolo, poi, i primi marchi specializzati hanno iniziato a produrre trenini meccanici in miniatura e le prime bambole. Il giocattolo, pian piano, entrava a far parte del centro del mondo del bambino: con l’affinarsi della produzione industriale sono apparsi i primi orsacchiotti (il celebre Teddy Bear negli Usa), i primi giochi a molla, i carillon, i modellini di auto e navi.
Il nuovo millennio e il debutto del gioco digitale
A partire dal Ventunesimo secolo, l’industria del giocattolo ha iniziato a vivere una nuova trasformazione, paragonabile a tutti gli effetti alla rivoluzione industriale: non una semplice evoluzione tecnologica ma una metamorfosi culturale. Il nuovo millennio ha “virtualizzato” l’immaginazione del bambino, rendendo i giocattoli non più soltanto componenti da assemblare ma parti integranti di piattaforme, interfacce, schermi, app, licenze e algoritmi. Insieme a prodotti riconoscibili come Barbie, G.I. Joe, mattoncini Lego e giochi da tavolo, in questo frangente vanno via via affermandosi i primi telefoni intelligenti, le connessioni a banda larga e, sostanzialmente, una nuova forma di gioco, quello digitale. È l’inizio di un’era di convergenza: il giocattolo fisico deve dialogare con il mondo digitale, arricchirsi di sensori, collegarsi a un’app, offrire esperienze ibride tra realtà e finzione.
Nei grandi stabilimenti, le macchine hanno così iniziato a prendere gradualmente il posto degli operai umani per compiti ripetitivi: saldare circuiti, applicare adesivi, cucire linee perfette su peluche e così via. Le stampanti 3D, inizialmente usate solo per i prototipi, hanno cominciato ad essere impiegate anche per produzioni su piccola scala. Oggi i giocattoli sono contraddistinti da una natura fluida, multiforme: possono essere robot programmabili, pupazzi cuciti a mano, app di realtà aumentata, scatole di cartone trasformabili, possono nascere da un algoritmo o da un laboratorio artigiano. Gli amanti del settore, insomma, vivono in costante equilibrio tra progresso e nostalgia, tra radici e innovazione: il giocattolo, dal canto suo, continua come sempre a farsi portavoce del tempo in cui nasce.