
Quali sono gli antagonisti più amati di Naruto Shippuden?
Le vicende del biondo ninja che sogna di diventare leader del suo villaggio hanno segnato un’epoca e ancora oggi continuano ad appassionare nuove generazioni di fan.
Uno dei fiori all’occhiello della serie sono senz’altro gli antagonisti: i “cattivi” di Naruto Shippuden, infatti, sono contraddistinti da sfaccettature profonde e segnati da ideali distorti, spesso provocati dal dolore. Alcuni di loro sono diventati vere e proprie icone, quanto gli eroi della serie e anche di più. Andiamo dunque a scoprire quali sono gli antagonisti più amati di Naruto Shippuden.
Il sottile confine tra bene e male in Naruto Shippuden
In molte storie per ragazzi il male è semplicemente “il nemico da sconfiggere”: nell’opera d’animazione tratta dal manga di Masashi Kishimoto il “cattivo” è quasi sempre un individuo ferito, un animo segnato da perdite, ingiustizie, solitudine o ideali distorti. Raramente gli antagonisti più amati di Naruto Shippuden nascono malvagi: sono il dolore e la disillusione a renderli tali. Pain è l’emblema di questo concetto: dopo aver visto morire amici in guerra, il capo di Akatsuki ha perso la fede nell’umanità. L’ideologia che si è costruito ha una sua logica, ma nella ricerca della pace ha scelto un cammino che portava solo altra sofferenza. Eppure, ascoltandolo, è difficile non condividere almeno in parte il suo punto di vista.
Un discorso analogo vale per Obito: la sua discesa nelle tenebre nasce dal rifiuto di un mondo ingiusto, dall’amore perduto, dalla sensazione di impotenza. Non agisce per distruggere ma per costruire: sogna un mondo illusorio dove nessuno debba più soffrire. Anche qui l’errore sta nei modi, non negli intenti: anche lui da nemico si eleva a personaggio tragico, quasi poetico. E così, la riflessione sorge spontanea: in circostanze diverse, se qualcuno avesse teso a questi personaggi la mano al momento giusto, forse nessuno di loro sarebbe mai diventato ciò che è. Lo stesso Naruto rischia più volte di farsi inghiottire dall’odio, mentre Sasuke viene completamente travolto dal desiderio di vendetta. Ma entrambi mostrano che la differenza tra eroe e antagonista non è nella forza ma nella scelta finale, nella capacità di resistere al buio e voltargli le spalle, cercando la luce.
Da Itachi a Madara: gli antagonisti più amati di Naruto Shippuden
Nell’universo di Naruto Shippuden, insomma, luce e oscurità si inseguono costantemente, si mescolano, a tratti si confondono. Itachi Uchiha ne è l’esempio: inizialmente è presentato come uno dei villain, il fratello crudele che ha sterminato il proprio clan, ma la verità che si svela lentamente trasforma l’odio dello spettatore in ammirazione nei suoi confronti. Prima che un carnefice Itachi era un martire, un ragazzo disposto a farsi odiare pur di proteggere ciò che più amava al mondo: il suo villaggio e suo fratello Sasuke.
Poi c’è Pain, il cui vero nome è Nagato: il leader dell’Organizzazione Alba è autore di un monologo che ha lasciato un’impronta indelebile, quello sul dolore, sulla guerra e sulla necessità di far comprendere la sofferenza al mondo per ottenere la pace. Dietro la maschera di Tobi si cela Obito, un altro antagonista memorabile, capace di stravolgere le emozioni di chi osserva. Fa impressione scoprire lo spirito ingenuo e sognatore che l’Uchiha incarnava da giovane: il suo percorso rappresenta l’ombra di ciò che Naruto avrebbe potuto diventare scegliendo la via dell’odio. Antico fondatore del mondo ninja, Madara Uchiha è più che un avversario: carismatico e inarrestabile, incute timore e riverenza ma anche fascino e curiosità. Nel suo insieme, la stessa Akatsuki è un elemento centrale della mitologia dell’anime. Ogni membro, tra design e caratterizzazione del personaggio, ha lasciato il segno con la propria personalità fuori dagli schemi. In Naruto Shippuden, in definitiva, ciascun cattivo ha una storia, una ferita, delle motivazioni. Si tratta senz’altro di uno dei segreti del successo della serie: personaggi che, pur immersi nell’oscurità, riescono a parlare direttamente al cuore di chi osserva.