
Il potere dei colori nel marketing: ecco qual è
Non è una coincidenza che il rosso sia così dominante nei loghi e nei menù delle catene di fast food, oppure che il blu prevalga in settori come la tecnologia o la finanza.
Tinte, tonalità e sfumature non sono mai scelte a caso: dai marchi al packaging, dalla pubblicità online ai display dei negozi, tutto è studiato per orientare le nostre preferenze a livello inconscio. E noi, senza accorgercene, finiamo spesso per “cascarci” scegliendo il prodotto che ci sembra “giusto”, quando in realtà è il brand che ha già deciso per noi.
Il potere dei colori nel marketing: codici visivi e linguaggi invisibili
Pur non emettendo suoni o parole, i colori sono a tutti gli effetti in grado di parlare. Il rosso, ad esempio, trasmette energia, è stimolante, è persino capace di aumentare il battito cardiaco. Brand come McDonald’s, Coca-Cola o Netflix lo usano per attirare l’attenzione esprimendo passione, urgenza, dinamismo, eccitazione, persino appetito: è dunque perfetto per comunicare entusiasmo e potenza. Il blu, al contrario, è sinonimo di fiducia e affidabilità ed è la scelta prediletta di aziende come Facebook, PayPal e IBM, che mirano ad infondere serietà e sicurezza.
Il verde è spesso associato a freschezza e modernità, ma anche alla natura e alla sostenibilità. Spotify e WhatsApp lo usano per esternare dinamismo e immediatezza, mentre marchi come Starbucks puntano ad evocare concetti di benessere e ospitalità. Il giallo, invece, rivela ottimismo e felicità: è presente in brand come Ikea e, ancora una volta, McDonald’s, che lo impiega per attirare l’attenzione e suscitare calore e accoglienza.
Oltre a rosso, blu, verde e giallo, altri colori vengono usati nel marketing in modo versatile. L’arancione, per esempio, trasmette creatività, entusiasmo e proattività (Fanta, Amazon). Il rosa comunica femminilità e dolcezza (Barbie, Victoria’s Secret). Il nero rappresenta lusso, esclusività e potenza (Chanel, Nike), mentre il bianco semplicità, raffinatezza e minimalismo (Apple, Tesla). Il grigio/argento, infine, indica neutralità, professionalità e modernità (Wikipedia, Mercedes).
Il colore influenza le scelte d’acquisto?
Abbiamo accennato come gran parte delle decisioni d’acquisto impulsive si basino sul colore: secondo studi di neuromarketing la percentuale sfiora addirittura il 90%. Ma anche il contesto e la coerenza con il messaggio aziendale fanno la loro parte: da noi, ad esempio, il bianco è sinonimo di purezza mentre in alcune culture orientali è associato al lutto. È proprio per questo che, prima di lanciare un prodotto su un nuovo mercato, le grandi realtà internazionali operano un attento e meticoloso studio sulle preferenze locali.
La scelta cromatica non è solo questione di psicologia ma anche di strategia: il colore non dev’essere scelto solo per attirare attenzione ma anche per rispecchiare i valori e le aspettative del pubblico. Apple sceglie una palette minimal per trasmettere eleganza e innovazione, mentre altre aziende giocano con colori vivaci per evidenziare un umore giovane e divertente. La scelta finale del consumatore non dipenderà soltanto dai gusti personali, ma anche dalle emozioni che il colore gli provoca in quel preciso momento. Se pensiamo alla confezione di un prodotto sugli scaffali di un supermercato, in un mare di opzioni simili il nostro sguardo cadrà su quello che riesce a distinguersi di più. Un altro esempio: avendo a che fare con due banche i cui siti web hanno uno una grafica blu e l’altro toni accesi come l’arancione o il rosa, probabilmente la banca che adotta il blu ispirerà più fiducia. Questo perché inconsciamente associamo quel colore a stabilità e affidabilità. È qui che subentra il concetto di coerenza con il messaggio del brand e con le aspettative. In sostanza, il colore deve sia differenziare che essere coerente: se manca uno di questi due elementi, l’impatto rischia di essere inefficace o addirittura controproducente.