
Dagli scaffali al dimenticatoio: i giocattoli che hanno fallito clamorosamente
Un potenziale bestseller può infatti trasformarsi rapidamente in un flop colossale: basta un dettaglio inquietante, un errore tecnico o una semplice svista. È il caso di alcuni giocattoli che, vuoi perché troppo strani, vuoi perché poco sicuri, sono finiti quasi subito nel dimenticatoio anziché conquistare il cuore dei bambini.
Il fallimento di un giocattolo, insomma, non è un evento raro ma si verifica più spesso di quanto si pensi. Del resto parliamo di un mercato altamente competitivo, in cui franchise di successo come i LEGO o i Pokémon fagocitano letteralmente decine e decine di prodotti, che di conseguenza non riescono a sfondare. Ma i motivi del tracollo possono essere tanti: idee troppo bizzarre o poco lungimiranti, problemi di sicurezza, tecnologie poco pratiche, cambiamenti culturali e sociali. Andiamo dunque ad approfondire cinque storie di giocattoli dal grande potenziale che hanno dovuto schiantarsi contro la dura realtà.
Il videogioco di E.T. per Atari 2600: un flop clamoroso
Il videogame basato sul film di E.T., sviluppato nel 1982 per la console Atari 2600, è considerato dal punto di vista tecnico uno dei peggiori titoli di tutti i tempi, nonché tra i più grossi flop commerciali della compagnia statunitense. La critica lo bollò come un prodotto scadente e frettoloso: le speranze di successo di Atari sarebbero state legate soltanto alla celebrità del personaggio principale, un autentico tormentone nei primi anni Ottanta. Dopo buoni numeri iniziali, molte copie rimasero invendute nei magazzini e più di 700mila cartucce finirono seppellite in una discarica.
Una “bambola-spia”: la storia di Barbie Video Girl
Nel 2010 Mattel lanciò Barbie Video Girl, dotata di una telecamera nascosta nella collana per registrare video. L’idea era davvero innovativa se non fosse che, ben presto, le autorità federali statunitensi iniziarono a preoccuparsi per i possibili usi impropri: la Barbie avrebbe potuto registrare di nascosto informazioni riservate o addirittura diventare lo strumento di un pedofilo. E così, l’FBI si scomodò emettendo addirittura un comunicato ufficiale, costringendo Mattel a decidere di ritirare il giocattolo dal mercato nel 2012.
Il laboratorio di energia atomica: un giocattolo radioattivo
È ormai risaputo come entrare in contatto con materiali radioattivi possa rivelarsi un grosso azzardo. Nel 1950, però, c’era meno cognizione del rischio, così i bambini ebbero accesso ad un “laboratorio di energia atomica” come passatempo. Si trattava dell’Atomic Energy Lab U-238, una versione nucleare del “piccolo chimico” commercializzata dalla Gilbert: al suo interno c’erano campioni di metalli a bassa radiazione, non realmente dannosi ma comunque in minima parte radioattivi. Furono i costi elevati, e non l’effettiva pericolosità, a scoraggiarne l’acquisto: il set era venduto per 49 dollari negli anni Cinquanta, valore che oggi, se corretto per l’inflazione, sfiorerebbe i 500 dollari.
Snacktime Cabbage Patch: la bambola che morde
Negli anni Novanta, Mattel decise di rendere le bambole più interattive lanciando Snacktime Cabbage Patch, una versione che “mangiava” finti snack grazie a un meccanismo inserito nella bocca. Ma la bambola non sapeva distinguere tra un biscotto in plastica e un dito vero... Dopo diverse lamentele dei genitori e qualche piccolo ma spiacevole incidente, la ditta ritirò il giocattolo dal mercato.
Buckyballs: i magneti proibiti
Lanciati come passatempo per adulti, i Buckyballs sono set di sfere magnetiche molto popolari, combinabili in mille modi e conosciuti anche come Nanodots o Neoballs. Nel 2012 gli Stati Uniti ne hanno reso illegale la vendita: se i bambini ingerivano accidentalmente una o più sfere, e se due o più magneti s’incontravano all’interno dell’intestino, potevano causare lesioni gravissime o addirittura il decesso. Nel 2016 un giudice federale ha annullato la decisione della Commissione sulla sicurezza dei prodotti per i consumatori Usa, riabilitando la vendita dei Buckyballs. Ma il rischio resta elevato e sono le stesse aziende a sconsigliare a più riprese i set: i magneti non sono giocattoli.