
Costruire, creare e distruggere: la logica dietro i giochi di costruzione
I mattoncini, infatti, ci consentono di dar forma alle nostre idee, ai nostri sogni e di dar sfogo al nostro bisogno di ordine: sin da piccoli, erigere qualcosa con le nostre mani ci fa sentire abili, creativi e in controllo, anche solo per un istante.
Se nella vita reale tutto è instabile e soggetto a cambiamenti, perdite, decostruzioni, con questi giochi – mattoncini, pezzi modulari, modelli meccanici, simulazioni digitali – ci viene offerta la possibilità di creare ordine. Un ordine tutto nostro, e soprattutto revocabile. La costruzione, dunque, diventa quasi una metafora della condizione umana: proprio in questo equilibrio tra ordine e caos, tra libertà e struttura, il gioco rivela il suo potere educativo, ideologico, persino politico.
La costruzione come gioco primordiale
L’essere umano ha a che fare con i giochi di costruzione sin dai primi mesi di vita. Basta osservare un bambino alle prese con un mucchio di mattoncini colorati: non sa ancora leggere o scrivere ma è già capace di costruire torri, ponti, città, robot. E non importa che le fondamenta siano squilibrate o che crollino dopo cinque minuti: quello che conta è il gesto. Far emergere qualcosa dal nulla, tassello dopo tassello, entra a far parte del nostro istinto fin dalla tenera età.
Nel costruire, i bambini sperimentano la prima forma di progettazione: imparano a relazionarsi con lo spazio, a seguire sequenze logiche, proporzioni, simmetrie. Ma non solo: stanno anche esplorando le regole – fisiche, matematiche, sociali – per poi decidere se seguirle o infrangerle. Questo ci fa capire che il gioco di costruzione non è solo passatempo: è linguaggio, un’opportunità concreta per parlare di sé, del mondo e di ciò che si desidera cambiare, anche nel momento in cui non si è ancora in grado di esprimersi a parole.
La logica dietro i giochi di costruzione: molto più di un passatempo per bambini
Dietro l’apparente semplicità di un set di blocchi colorati o dei simulatori digitali si nasconde una sorta di “palestra cognitiva”. Basti pensare alla gestione della distruzione, nel gioco non solo concessa ma quasi liberatoria. Il crollo di una torre rappresenta un momento di caos che lascia spazio a nuove scelte: è il trionfo della reversibilità, del “tornare indietro”. Si tratta di un’opportunità spesso rara nel mondo reale, e forse è proprio questo a rendere i giochi di costruzione irresistibili anche per gli adulti: queste attività offrono l’illusione di una realtà dove ogni errore può essere smontato e ricostruito.
Durante questi giochi il cervello è chiamato a pianificare, simulare, prevedere conseguenze: si attivano funzioni esecutive come la memoria di lavoro, l’attenzione selettiva, la flessibilità cognitiva, persino l’empatia. Ogni costruzione, anche la più fantasiosa, è un atto di immaginazione applicata dove esercitare la progettualità. Dipende molto anche dal kit utilizzato: alcuni di essi, con istruzioni rigide e pezzi predeterminati, invitano alla replica di un modello preesistente, mentre altri, più aperti, incentivano la creazione libera. In entrambi i casi c’è una filosofia di fondo: i kit “chiusi” raccontano un mondo più realistico in cui è necessario aderire al progetto, alla norma, all’efficienza. I sistemi “aperti”, invece, celebrano la devianza creativa, l’errore produttivo, l’anarchia costruttiva.
Organizzare spazi, risorse e persone: la politica nel gioco
A pensarci bene scegliere cosa costruire, per chi, dove e con quali regole è un atto che somiglia molto a governare: stiamo sperimentando idee su potere, giustizia, convivenza e futuro. Per i bambini, divertirsi con modelli e sistemi è una specie di primo allenamento alla cittadinanza. Ad esempio, nei giochi digitali di costruzione urbana o gestionale – da SimCity a Minecraft – il giocatore si trova a riflettere (magari inconsciamente) su dinamiche di potere, equilibri ecologici, sostenibilità, inclusione, convivenza.
Ogni scelta urbanistica virtuale fatta giocando comporta delle conseguenze: inquinamento, disuguaglianza, crescita o declino. Ciascuna decisione è una piccola lezione di complessità: il bambino ha la facoltà di cogliere tutte le sfumature e le implicazioni, tenendo conto dell’altro e assumendosi la responsabilità delle scelte. E questo, in fondo, è ciò che ci si aspetta dai cittadini del domani.