
Cos’è la psicologia del collezionismo: perché amiamo raccogliere oggetti
Dalle antiche collezioni di monete e manoscritti fino alle moderne raccolte di figurine, il desiderio di accumulare e organizzare è divenuto una costante nel tempo.
Persino in natura si identificano comportamenti analoghi: gli scoiattoli che accumulano ghiande, gli uccelli che raccolgono oggetti colorati e così via. Ma cosa c’è alla base della psicologia del collezionismo, e cos’è che ci spinge a mettere insieme aggeggi rari o comuni che siano? Collezionare risponde a diversi bisogni profondi della psiche umana: quello di ordine e controllo, ma anche il piacere della scoperta e della ricerca, l’emozione di completare una serie, il desiderio di preservare la memoria e non solo. Pur mutando con il tempo, insomma, questa abitudine è un vezzo che ci accompagna da sempre.
Cos’è la psicologia del collezionismo: le ragioni che ci portano ad accumulare oggetti
Come accennato, mettere insieme una collezione ci restituisce una sensazione di ordine e controllo. Una raccolta ben organizzata, magari suddivisa per categorie o edizioni, ci fa sentire “padroni” di qualcosa, dando un senso di stabilità al mondo circostante. Con chi ha il nostro stesso trasporto iniziamo a condividere un sentimento di appartenenza, come se facessimo tutti parte di una comunità. Del resto, ciò che collezioniamo racconta molto di noi: un fanatico di vinili, ad esempio, dimostra il suo amore per la musica, mentre chi colleziona fumetti esprime un attaccamento a storie e personaggi che lo hanno segnato.
Un altro aspetto fondamentale della psicologia del collezionismo è la “caccia” al pezzo raro. Durante la ricerca di un oggetto irreperibile, nel momento in cui finalmente lo facciamo nostro proviamo una grande soddisfazione. Ciò è dovuto al rilascio di dopamina, il neurotrasmettitore della gratificazione, da parte del nostro cervello: si tratta dello stesso meccanismo che si attiva quando riceviamo un complimento o un riconoscimento, oppure quando mangiamo qualcosa di buono. Altre volte, invece, collezionare ha un valore più sentimentale oppure rappresenta un investimento. Alcuni oggetti ci ricordano momenti felici del passato come l’infanzia, mentre altri – opere d’arte, monete particolari o articoli in edizione limitata – possono arrivare a valere una fortuna aumentando la loro quotazione commerciale.
Il collezionismo può diventare un’ossessione? Quando preoccuparsi
Collezionare è un passatempo meraviglioso, ma in certi casi può persino trasformarsi in qualcosa di problematico sino a sfociare nell’accumulo compulsivo. Chi soffre di questo disturbo tende ad accatastare cose in modo incontrollato, senza una vera logica, non riuscendo a separarsi da nulla fino a rendere ingestibile lo spazio in cui vive. Questo eccessivo attaccamento agli oggetti è spesso legato a fattori emotivi e psicologici. Alcuni hanno paura di abbandonare qualcosa di importante, altri raccolgono per sentirsi più sicuri e protetti, altri ancora non riescono a buttare via nulla perché ogni cimelio ricorda un momento del passato.
Certo, il confine tra attaccamento e ossessione può essere labile, ma ci sono segnali che aiutano a capire quando il collezionismo sta diventando un problema serio. Se stress e ansia all’idea di separarsi dagli oggetti sono troppo forti, finendo per interferire con la vita quotidiana e i rapporti con gli altri oppure per generare un disordine eccessivo, è il caso di fermarsi e riflettere. Una passione che genera stress, crea problemi economici o influisce negativamente sulla qualità della vita potrebbe non essere più soltanto una passione. Una buona domanda da porsi è: sono io a controllare la mia mania o è lei a controllare me? Collezionare dovrebbe essere un piacere, un modo per esprimere i propri interessi, non certo un peso che limita la nostra libertà.